12 Ottobre

Ott 12, 2018 | Claret con te

«È questa […] l’ultima e principale prova che devi avere per essere un buon missionario: essere devoto di Maria e amare molto Dio».
«Lettera al missionario Teofilo», in Sermoni per le Missioni, Barcellona 1858, vol. I, p. 26

I DUE GRANDI AMORI

Quando Claret predicava le missioni nelle Gran Canarie, lamentava la insufficiente formazione dei sacerdoti di quell’isola: erano di orientamento giansenista. Questa fu una devianza molto estesa nei secoli XVII e XVIII, che nella spiritualità portò a un rigorismo morale e a un deplorevole oblio della tenerezza di Dio Padre. Di fronte a questo ebbe un grande ruolo la devozione ai Cuori di Gesù e di Maria.
Claret, perché già predisposto a essere «naturalmente molto compassionevole» (Aut 9), sentiva Dio come il padre del prodigo, che organizza una festa per il figlio ribelle che ritorna. Nell’anno 1847, sembra che conobbe gli Annali dell’Arciconfraternita del Cuore di Maria che operava nella chiesa parigina di Nostra Signora delle Vittorie; essi veneravano Maria specialmente come «rifugio dei peccatori». Questo diede un nuovo tratto caratteristico alla spiritualità e alla tecnica apostolica di Claret: Maria «rifugio». In Lei coglierà un riflesso fedele della tenerezza di Dio. Egli non fu uno di quei predicatori che attribuivano a Dio la giustizia e a Maria la compassione. Il suo Dio era il padre compassionevole. Ma non per questo toglieva spazio a Maria: la vedeva come modello, come maestra, come «mediatrice»; era il «collo» tra Cristo Capo e la Chiesa Corpo.
La devozione a Maria era consegna, era amore: «Ministro di Maria» (Aut 270). E il rapporto con Dio era anche d’amore. Questa è una delle parole che con più frequenza appaiono negli scritti del Claret. È illuminante l’aneddoto che racconta di san Giovanni d’Avila. Un giovane sacerdote gli domandò che cosa doveva fare per essere un buon predicatore, il santo gli rispose semplicemente: «Amare molto» (Aut 440).
Claret desidera che Teofilo sia un buon missionario, e sa che la condizione elementare per questo è che abbia fuoco interiore, che Dio e Maria significhino molto per lui, che la causa di Dio «lo bruci». La parola del testimone non piò essere fredda o «neutra», ma parola di fuoco.

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