14 Settembre

Set 14, 2018 | Claret con te

«Quando un istituto, un convento, non ha lo spirito, è morto; non potrà dare suggerimenti né disposizioni, per quanto sagge, sante e caritatevoli siano».
Note sul Concilio Vaticano I, in AEC, p. 578

SOLTANTO LO SPIRITO DA’ LA VITA

Per Claret è lo spirito che ci mantiene in vita. Cioè, è lo spirito che ci permette di rimanere ritti di fronte alle difficoltà e alle sfide. Ed è nelle cose piccole in cui si prova la consistenza di questo spirito.
Ci sono stati molti tentativi di riforme della vita cristiana e religiosa, ma sono riuscite soltanto quelle che erano precedute da un grande ascolto dello Spirito. e non dobbiamo dimenticare che «riformare» è recuperare la forma perduta. Si dice «essere in forma», «recuperare la forma»; questo è opera di uno spirito che sa ascoltare lo Spirito. normalmente ciò che fa lo Spirito è ammorbidire il cuore dell’uomo per guadagnare in sensibilità.
Il Concilio Vaticano II invitò tutti gli ordini e congregazioni religiose a tornare allo spirito del Fondatore o Fondatrice. Non si tratta di tornare al passato, né alle abitudini o ai modelli di allora, ma allo spirito. e questo non è facile. Per questo Claret diceva: «è più facile fondare di nuovo che riformare». Ogni vera riforma richiede studio e discernimento. Con lo studio si può superare l’impoverimento delle idee che lo Spirito ci offre attraverso chi indaga la realtà nella sua evoluzione storica e di pensiero. Con il discernimento mettiamo nelle mani di altri le nostre mozioni, perché ci aiutino a evitare che diamo soluzioni troppo facili alle nuove sfide che vanno sorgendo, ma che sono congiunturali.
Il grande ostacolo al necessario rinnovamento, nostro e di quello che ci circonda, è la tendenza alla passività, che fa si che si abortiscano molte delle mozioni che riceviamo per questo dallo Spirito. per questo conclude Claret: «Quando l’uomo è fedele alla vocazione e vi corrisponde con grande forza di volontà, può moltissimo»

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