19 Settembre

Set 19, 2018 | Claret con te

«Io provo tanto affetto per i sacerdoti che si dedicano alle missioni che darei loro il mio sangue e la mia vita, laverei loro e bacerei mille volte i piedi […]. Non so’ cosa farei per loro. Quando penso che loro lavorano perché Dio sia sempre più conosciuto e amato, e perché le anime si sal-vino e non si perdano, io non so’ quello che provo. Nel momento in cui sto scrivendo ho dovuto lasciare la penna per asciugare gli occhi».
Lettera al P. José Xifré, 20 agosto 1861, in EC II, p. 352

AFFETTO PER I MISSIONARI

Questa lettera di sant’Antonio Ma Claret al P. José Xifré, superiore generale della Congregazione dei Missionari da lui fondata, è, per i clarettiani, uno dei testi che svela l’intimo del cuore e che meglio mostra la «ardore» apostolico di Claret e il suo affetto umano per i suoi missionari; la dimensione spirituale e umana, perfettamente armonizzata, esplicita un’unica realtà, esperienza e vita … Claret dice che scrive questa lettera con le lacrime agli occhi. Insieme alla lettera gli inviava un «foglietto» che conteneva quello che siamo soliti chiamare «la definizione del missionario», che riflette alla perfezione la sua anima di apostolo e desiderava che ogni missionario la copiasse e la portasse sempre con sé. Questo testo, con leggere varianti, lo inserì un anno più tardi nella sua Autobiografia (n. 494).
Qui appare chiaramente, la sua personalità interiore e la forza appassionata del suo zelo apostolico. Data la sua importanza, vera e ristretta sintesi del suo spirito, lo trascriviamo: «Io dico a me stesso: Un figlio dell’Immacolato Cuore di Maria, è un uomo che arde in carità e brucia per dove passa; che desidera efficacemente e procura, con ogni mezzo, di infiammare il mondo intero nel fuoco dell’amore di Dio. Nulla lo fa indietreggiare; gode nelle privazioni, affronta le fatiche, abbraccia i sacrifici; si compiace nelle calunnie e gioisce nei tormenti. Non pensa che a seguire e imitare Gesù Cristo, nel lavorare, soffrire e procurare sempre e unicamente la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime»
Ogni cristiano, secondo le caratteristiche della sua vocazione e delle sue possibilità, deve vivere questo stesso spirito, che non è altro che vivere in pienezza il proprio battesimo e confermazione. In un certo modo è la definizione dello spirito dello stesso Gesù. Ragione di più perché i missionari clarettiani e quanti partecipano della sua spiritualità e missione, conservino e accrescano questa ricchissima eredità che il P. Claret ha loro lasciato.

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