2 Novembre

Nov 2, 2018 | Claret con te

«Desidero con grande ansia andare in cielo per vedere Gesù amato e lodato da tutta la Corte Celeste, per me sarà la gioia più grande e la soddisfazione che spero di avere, più della gloria che mi può dare la misericordia di Dio […]. Per ora sto seguendo il cammino delle pene e dei dispiaceri, sono abbastanza forti; ma anche sono forti gli aiuti con cui il Signore mi favorisce. Sia benedetto»
Lettera alla V. M. Antonia Parİs, 9 aprile 1866, in EC II, p. 1.343

DIO SARÀ IL MIO RIPOSO

Claret manifesta qui il suo profondo cristocentrismo, che deve essere il nucleo vitale nella vita di ogni discepolo del Signore. Non è che non apprezzi nel modo dovuto le realtà di questa vita, realtà miste, fatte di difficoltà e di consolazioni (che tutte Dio permette!), se non che ha chiara la meta verso la quale siamo in cammino e che da’ significato a quanto facciamo: l’incontro con il Signore. Il grande missionario aveva parlato e scritto molto sul cielo; come non poteva lui non tenere la vista fissa a questa gloriosa meta! Dall’altra parte, considerando la propria vocazione, percepisce che i suoi servizi ecclesiali sono praticamente ultimati.
Ma, anche in questo, Claret non tiene conto solo del «profitto» o vantaggio (gloria, misericordia…) che possa ricevere per la sua vita consegnata, ma la pura e semplice contemplazione del suo Amato Gesù Cristo. Ci ricorda quei versi anonimi del secolo XVI, che qualcuno attribuisce a santa Teresa di Gesù: «Non mi spinge, mio Dio, ad amarti / il cielo che mi hai promesso, / e non mi spinge l’inferno tanto temuto / ad impedirmi di offenderti. / Tu mi spingi, Signore; mi spinge vederti / inchiodato a una croce e schernito / mi spinge la vista del tuo corpo tanto piagato; / mi spingono i tuoi patimenti e la tua morte. / Mi spinge, infine, il tuo amore, e in questo modo, / anche se non ci fosse il cielo, ti amerei, / e anche se non ci fosse l’inferno, ti temerei. / Non mi devi nulla perché io ti ami, / poiché anche se non dovessi attendermi ciò che mi attendo, / ti amerei tanto quanto ti amo».
È veramente Cristo il centro della mia vita, o ho piuttosto interessi terreni, che sono forse meschini? Anche se sono coinvolto con le realtà con le quali mi tocca vivere, vivo nella speranza della gloria e dell’abbraccio definitivo ed eterno con Dio?

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