26 Maggio

Mag 26, 2018 | Claret con te

«Mi eserciterò in questa giaculatoria: Oh Gesù mio! così come l’acqua si unisce al vino nel santo sacrificio della Messa, così io desidero unirmi a Voi e offrirmi in sacrificio alla Santissima Trinità. Oh Gesù mio! Cosa volete che faccia per vostro amore? Non desidero altra cosa che conoscere la vostra volontà per compierla, questo è ciò che farò».
Propositi dell’anno 1857; in AEC, p. 682

DONAZIONE PIENA

Si chiamano giaculatorie quelle forme brevi di preghiera con le quali, fin dal tempo antico, i credenti si sono rivolti a Dio nelle più diverse circostanze. Molti hanno trovato giovamento nella proposta del celebre libro del Pellegrino russo. Da parte sua, il P. Claret considerava le giaculatorie come «i respiri dell’anima che ama Dio» (cf EE p. 89). Sottolineava così la brevità, la frequenza, il modo di vivere intenso di un momento, con la varietà dei desideri, atteggiamenti o sentimenti con cui possiamo elevare il cuore al Signore, sia con il nostro modo di vivere, sia per le necessità del prossimo.
Si sono sempre considerato come un modo per santificare la nostra giornata, offrendo al Signore le opere che stiamo facendo, o anche, le difficoltà che incontriamo. Claret faceva in modo che questa sua offerta si unisse a quella di Gesù nel sacrificio eucaristico e si valeva con frequenza delle molte piccole preghiere che trovava nei vangeli. Sono due modi, per mezzo del sacramento e della parola, di ripetere la nostra comunione orante con Gesù nostro Maestro.
Al giorno d’oggi, con l’abbondanza delle informazioni che riceviamo in tempo reale, possiamo raccoglierle tutte in un breve rendimento di grazie o di supplica che si rivolge alla realtà del nostro mondo: così vivremo, a partire dalla nostra piccolezza, in comunione ecumenica e missionaria con tutta l’umanità con le sue gioie e speranze, con le sue allegrie e dolori, mantenendo vivo il nostro amore per questo mondo che «Dio ha tanto amato». E in questo modo, essendo la nostra preghiera dialogo con Dio, inseriamo in questa comunicazione il grido della creazione intera di cui parlava san Paolo (cf Rom 8,22).
A volte il susseguirsi delle proprie attività quotidiane significano per te dispersione interiore.
Non hai pensato che, in questo contesto, le tue piccole suppliche o ringraziamenti possono aiutarti ad arricchire la tua intima unione con Dio e a dare una nuova peculiarità ai tuoi rapporti con chi ti circonda?

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