26 Settembre

Set 26, 2018 | Claret con te

«A volte qualcuno si meraviglierà che io mi metta a parlare di Agricoltura e forse ammirato dirà: Per quale motivo, un Vescovo, si occupa di queste materie, quando il suo elemento è la Sacra Teologia e i Canoni e la morale cristiana? Non c’è dubbio che questo è il mio principale obbligo; ma non considero irragionevole occuparmi della preparazione e perfezione dell’Agricoltura, anche perché influisce enormemente nel migliorare i costumi, che è la mia principale missione, e anche per l’abbondanza e la felicità che dona agli uomini, ciò che sono obbligato a procurare loro in quanto posso, a coloro che amo tanto».
Riflessione sull’Agricoltura, in StClar 10 (1992) 144 e in EP BAC, Madrid, 1998, p. 293-294

EVANGELIZZAZIONE INTEGRALE

Questo testo mostra la multiforme personalità del P. Claret, che non solo fu predicatore, scrittore e amministratore di sacramenti, ma anche esperto in agricoltura. Ebbe un talento speciale per comprendere le necessità della gente e per cercare la risposta adeguata.
Claret non imparò agricoltura nella casa paterna, poiché la sua famiglia aveva un’azienda tessile. A Cuba, però, ha dovuto allargare le conoscenze, proprio per andare in aiuto di quella gente, per lo più contadini. Era la cosa più urgente e necessaria in quel momento, poiché sapeva che era difficile parlare di religione a chi aveva lo stomaco vuoto.
Non è abituale che un vescovo si occupi di problemi agricoli. In molti contesti missionari, però, si può capire facilmente: ci sono luoghi in cui il missionario fa di tutto; gli tocca fare l’infermiere, il banchiere, l’avvocato … specialmente dove l’organizzazione sociopolitica non si cura di tutto questo. Non chiunque è preparato; Claret non lo era; ma, si prese l’impegno di prepararsi.
Fortunatamente già sappiamo che la salvezza non è la mera «salvezza delle anime» (come si diceva al tempo di Claret, quantunque lui superasse il proprio linguaggio!). L’evangelizzazione ha come obiettivo la realizzazione del piano di Dio, la gloria di Dio, e questa consiste in «che l’uomo viva» (Sant’Ireneo). E questo non è un impegno intimista.
Soltanto l’amore permette questo avvicinamento «incarnato», questa comunione con le gioie e le speranze dei destinatari dell’evangelizzazione. Solo l’amore farà si che il missionario non sia un burocrate benestante in una condizione sociale più elevata. Quale sensibilità sociale ed evangelica abbiamo tu e io? Dobbiamo farla crescere o rettificarla?

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