29 Maggio

Mag 29, 2018 | Claret con te

«Nei bambini c’è solo da piantare; negli adulti bisogna prima sradicare le erbacce e poi piantare. C’è poi un altro vantaggio: con i piccoli si conquistano i grandi, con i figli i genitori, perché i figli sono tutt’uno col cuore dei genitori. Inoltre, regalando come premio della loro assistenza e applicazione, qualche immaginetta, i genitori e gli adulti in casa le leggono per curiosità, e non di rado si convertono. Questo lo so per esperienza».
Aut 275

ASTUZIA EVANGELICA

L’opinione più estesa nell’ambito della psicopedagogia consiste nel segnalare la grande capacità di apprendimento del bambino quanto più piccola è l’età. A sua volta, in molti programmi educativi si sottolinea la necessità di un incentivo da parte dell’ambiente e degli adulti perché i bambini crescano motivati e possano vivere sane situazioni di apprendimento.
Nell’esperienza religiosa, per secoli, padri e madri, molti nonni e altre persone vicine piantarono la fede e garantirono il processo di trasmissione della stessa, di generazione in generazione, di luogo in luogo. Così, il primo annuncio, la vicinanza di Dio, l’amicizia con Gesù, la preghiera a Maria e ad alcuni santi veniva già assicurato partendo dal proprio contesto familiare.
Oggi, in occidente, viviamo una crisi profonda nella trasmissione della fede. In molti ambienti si vive come se Dio non esistesse. Per questo, ciò che il Padre Claret ci insegna continua ad essere una grande verità. Tocca ai catechisti (quando i genitori non lo fanno) seminare nei bambini i valori fondamentali, l’apertura a Dio, la solidarietà e il rispetto verso gli altri, la protezione della natura, e tanti altri principi.
Come sempre è successo nella storia, i grandi cambiamenti vengono da quello che, all’apparenza, è più fragile e debole.
Ricordiamo cosa accadde al piccolo Giovanni nel grembo di Elisabetta che avvertì prima di tutti la presenza del Signore (cf Lc 1-39-45). È questo il modo che Dio sceglie per agire. La stessa precarietà della nascita di Gesù ce lo ricorda.
Come si è realizzata -o si sta realizzando- la trasmissione della fede nel mio ambiente? E nel collegio o parrocchia a cui appartengo o in cui collaboro?
Ci metto ingegno per rendere attraente il messaggio o la monotonia minaccia di stancare i destinatari?

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