6 Ottobre

Ott 6, 2018 | Claret con te

«Il giorno 6 ottobre del 1850 festa di san Bruno, fondatore dei certosini, ai quali avevo desiderato appartenere, […] avvenne la mia consacrazione episcopale, insieme a quella di Mons. Sorel, vescovo di Teruel, nella Cattedrale di Vic. Vescovo consacrante fu il Vescovo di quella diocesi, S. E. Mons. Luciano Casadevall».
Aut 499

AUTENTICA SUCCESSIONE APOSTOLICA

La mitra a Claret gli arrivò di rimbalzo, avevano cercato di nominare un altro ma non accettò. E gli arrivò anche fuori tempo, poiché aveva appena finito di fondare la Congregazione dei Missionari, e poco prima la Libreria Religiosa, e entrambe avevano bisogno di lui perché guidasse i loro primi passi. Per questo tardò due mesi prima di accettare; finalmente lo fece per obbedienza ad alcune parole tassative del suo vescovo: «Lei si opporrà alla volontà di Dio, se la sua risposta sarà negativa, per questo motivo […] le comando di accettare» (Epistolario Passivo I, p. 75).
Duranti i mesi di discernimento, molti compresero le obiezioni di Claret, la principale di queste era la sua vocazione missionaria; all’inizio, egli pensava che gli deviasse il cammino, e dovettero faticare per persuaderlo. In una curiosa lettera anonima, che alcuni considerano apocrifa, del settembre 1849, in cui si dice: «Lei crede che Cuba è un vescovado, e, invece, non è niente più che una missione; per questo invialo lì un missionario. Lei poi si rassegni, a lasciare il suo berretto, che dice essere molto carino; poiché già lei sa’perfettamente che non è tanto stretta una mitra che non possa muoversi sulla testa di un santo» (Epistolario Passivo I, p. 73).
Claret sapeva che un vescovo è prima di tutto un successore degli apostoli, che furono seguaci e imitatori di Gesù e poi grandi missionari. E così lui volle organizzarsi. Prima di tutto si procurò un gruppo di sacerdoti e laici, 13 persone in tutto, con i quali vivere una certa vita di comunità e condividere l’azione evangelizzatrice. Non trascurò i doveri amministrativi e di governo ma pose l’accento sulla predicazione, sulla catechesi, sull’attenzione diretta a quei fedeli, senza pastore da quattordici anni. Soltanto in sei, egli fece quattro visite «missionarie» a quell’immensa diocesi (oggi divisa in cinque).
L’inventiva di Claret seppe recuperare il significato originario dell’episcopato, ridare vita a qualcosa che lui vedeva come anchilosato e invecchiato. Sappiamo noi innovare le strutture ecclesiali, attualizzarle, perché siano autentiche piattaforme di evangelizzazione?

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