Mons. Sebastian rivendica la morte dignitosa di Gesù

Apr 1, 2008 | Famiglia Claretiana, La Congregazione

Spagna. L’arcivescovo emerito di Pamplona, Ferdinando Sebastiàn, cmf, ha rivendicato la dignità della morte di Gesù in croce, chiamandola tormentata, e nella quale, ricorda, Gesù non ricevette alcun sollievo palliativo. In questo senso, si lamenta che nel mondo attuale “alcuni” confondano la dignità della morte con la paura del dolore.
“Gesù non ricevette sollievi palliativi, però la sua morte fu

assolutamente dignitosa perché la guardò in faccia, con confidenza; perché l’accettò con amore, perché la visse riposando nelle braccia del Padre Celeste”, ha ricordato l’arcivescovo emerito di Pamplona. Egli fa anche un richiamo ai cristiani perché si accostino all’esempio di Gesù per trovare dignità per tutte le morti del mondo, tanto di quelle degli innocenti come di quelle ingiuste o sconosciute. Proprio in questi giorni, in Francia, è incominciato un intenso dibattito sulla eutanasia attiva e le cure palliative che sono state la causa della morte di Chantal Sébire, la donna che giorni fa vide rifiutata dalla giustizia la sua domanda di eutanasia. Soffriva di un tumore nasale incurabile che le sfigurava il volto.
Questo è stato il principale messaggio di Sebastiàn durante la sua allocuzione nel sermone sulle Sette Parole della Settimana Santa di Valladolid. Un discorso catechetico centrato sulla “scristianizzazione” che, a suo giudizio, vive la società e a cui ha offerto un programma di vita e di speranza seguendo con umiltà l’esempio del Figlio di Dio che morì “per tutti noi”.
Durante 80 minuti, l’arcivescovo emerito di Pamplona ha ricordato le sette “parole vive” che Gesù pronunciò in croce prima di morire più di 2000 anni fa e che gli sono servite per riflettere sulla “verità” della religione cristiana. Essa non è un’invenzione degli uomini “ma la verità di Gesù, che onora il nome di Dio e apre le porte della salvezza”.
Per Fernando Sebastiàn, la religione cristiana non è un qualcosa di aggiunto che gli uomini possono lasciare a casa all’uscire in strada, ma qualcosa che “configura la verità intera della nostra vita come persone” che seguono l’esempio della vita di Gesù e il suo cammino verso la risurrezione, “qualcosa che non possiamo comprendere però che amiamo e desideriamo con tutto il cuore”.
Fernando Sebastiàn, che ha fatto il suo discorso su un palco situato lungo una strada chiamata San Francesco, di fronte alla facciata del comune di Valladolid, ha ricordato ai fedeli che le sette parole di Gesù in croce sono la “chiave” per comprendere la verità dell’esistenza umana, per illuminare i labirinti della vita e per superare tutte le contraddizioni.

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