15 Giugno

Giu 15, 2018 | Claret con te

«… sei un Sacerdote, sei un Vescovo della Chiesa, sei un ministro di Gesù Cristo»
Aut 585

STIMA DELLA PROPRIA VOCAZIONE

L’attentato di Holguín diede occasione al Claret per ridimensionare alcune situazioni. Non è che per lui non era chiaro, non c’è dubbio. Ma le circostanze dell’attentato gli offrirono l’opportunità di riflettere ancor più in profondità sul significato della vita, della felicità o infelicità del suo prossimo, della sua propria identità come sacerdote, vescovo, ministro di Gesù Cristo.
Niente è più di niente. Neppure di meno. Tutti abbiamo la stessa dignità di figli di Dio e siamo anche cittadini di questo mondo. L’«infelice uomo» che attentò contro la vita del Claret non lo fece -secondo l’interpretazione dello stesso Claret- se non per ispirazione diabolica; ma è probabile che fosse molto confuso e spinto inconsciamente da coloro, che in un altro ambito, tramavano contro la vita e l’opera del santo arcivescovo. Claret perdona di cuore all’assassino.
E riflette sul fatto che l’attentato non è semplicemente contro di lui come uomo, ma che è, soprattutto, contro la sua condizione di uomo di Dio: sacerdote, vescovo, ministro di Gesù Cristo.
È importante riconoscere e assumere la nostra vocazione nella vita. Ogni vocazione è una chiamata al servizio, al compimento di un compito, alla realizzazione di un progetto che Dio affida ad ogni essere che arriva su questo mondo; siamo esseri fatti a immagine e somiglianza del Creatore, che abbiamo il compito di portare questo mondo al suo destino finale: essere una famiglia per tutti i figli di Dio.
Per questo è di grande importanza conoscere quali responsabilità abbiamo nella vita sociale. Perché ciò che facciamo o trascuriamo di fare ricadrà come beneficio o come pregiudizio sulla nostra vocazione e sulla qualità della vita degli altri.

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