29 Luglio

Lug 29, 2018 | Claret con te

«Nei primi giorni che ero a Vic succedeva quello che avviene nella bottega del fabbro: il principale mette il ferro nella fucina e quando è ben rovente, lo toglie, lo mette sull’incudine e comincia a scaricare colpi col martello; il garzone fa’ lo stesso, e ambedue, alternandosi, con giusta cadenza, danno colpi e battono finché il ferro non prende la forma voluta. Voi, o mio Signore e Maestro, avete posto il mio cuore nella fornace dei santi esercizi, e con la frequenza dei Sacramenti avete arroventato il mio cuore nel fuoco dell’amore divino verso di voi e di Maria Santissima, e avete cominciato a colpirmi con le umiliazioni; e anch’io mi colpivo con l’esame particolare, che facevo su questa virtù tanto a me necessaria».
Aut 342

LASCIARE CHE DIO CI FORMI

Quest’immagine, che è una delle tante che usa Claret nella sua riflessione vocazionale, è penetrata più di molte altre, poiché riflette uno degli aspetti più centrali della spiritualità del santo. Nella nostra cultura urbana di oggi, percepiamo poco, ormai, la ricchezza di un simile clarettiano; conosciamo poco il lavoro del fabbro.
L’immagine può suggerire una certa violenza, poiché fa riferimento ai colpi di martello. Ma non sono colpi distruttivi, poiché, prima di tutto, il direttore e il suo aiutante sono coscienti che la materia che colpiscono è un metallo molto resistente; e, in secondo luogo, i metalli rigidi assumono una bella forma soltanto dall’essere modellati attraverso il fuoco ardente e dai precisi colpi del martello.
Il calore, nella figura che sviluppa Claret, è immagine dell’amore di Dio e di Maria che precisamente rendono più «soave» la non così facile esperienza di trasformare il nostro cuore, poiché ci mostrano l’orizzonte verso cui andiamo, che è la santità alla quale il Padre ci chiama. Siamo, poi, invitati a porci confidenzialmente nelle mani del Signore, perché Lui riscaldandoci ci trasformi. Gesù è venuto «a portare il fuoco sulla terra» (Lc 12,49; e ha utilizzato anche l’immagine de «la porta stretta», «prendere la croce» e altre. Claret sa’ tradurre in immagini nuove questa profonda realtà evangelica.
Un buon suggerimento sarebbe di poter tracciare itinerari di crescita personale, che favoriscano la nostra docilità a quello che il Signore ci chiede, la nostra malleabilità alla forma che lui vuole darci, e che noi accettiamo con decisione e con fiducia.
Quale grado di fiducia e di libertà lasciamo al «vasaio divino» che vuole modellarci?

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