I Clarettiani dell’America Latina a Città del Messico-2

Apr 15, 2008 | MICLA

Città del Messico. Oggi,1 aprile, secondo giorno, diamo il buongiorno al sole messicano con una preghiera diretta da Centro America, Argentina, Uruguay e Paraguay e ispirata al passaggio biblico dei discepoli di Emmaus, per riflettere sopra il nostro cammino nella realtà della nostra America latina e scoprire in essa la luce del Risuscitato. Conclusa la preghiera, abbiamo fatto colazione senza che mancasse a tavola il “pique messicano” e i molti raccomandati fagioli, che ci diedero la forza per far fronte alla dura realtà del nostro continente, illuminata dall’esposizione del P. Enrique Marroquin CMF, anche se all’inizio ci siamo impauriti quando abbiamo visto la lista dei temi da trattare, poiché sembrava l’indice di un libro. Ci siamo resi conto che era per aiutarci a dare una visione integrale della nostra realtà e mettere in risalto ciò che vediamo essere il più importante.
Senza dubbio uscirono a fiotti i problemi della cattiva distribuzione della ricchezza, la privatizzazione dei servizi pubblici, l’immigrazione, il deterioramento ecologico a causa dell’eccessivo sfruttamento e l’urgenza dei trattati sul libero commercio. A livello politico fu palese la crescente sfiducia a ciò che sa di politica, istituzioni,pragmatismo sociale,una certa delusione per la politica di sinistra che in molti casi non ha un orizzonte chiaro, la violenza sociale e in una certa forma il declino dell’influenza e dell’interesse per il Nordamerica.
Di fronte alla cultura si parlò del fenomeno della globalizzazione che disintegra e omogeneizza le culture,così come si è fatto riferimento alla frammentazione culturale, la fretta costante negli scambi culturali, le nuove relazioni commerciali, le forme di resistenza dei movimenti sociali indigeni, la reindigenizzazione tipo New Age. Finalmente, sulla religione si è dialogato sull’anacronismo della Chiesa di fronte ai cambiamenti della nostra epoca, la dimenticanza dell’accoglienza fraterna ed evangelica e il senza senso della vita, il troppo attivismo e la poca profondità, il desiderio di ritornare al sicuro e il non rischiare il profetismo e la rinuncia, e il non poter far arrivare il nostro messaggio al cuore delle persone senza rimanere sul generico, fra le varie cose.
Tutto questo ci ha gettato l’animo a terra e tuttavia c’è stata la “tequila” a tavola a tirarcelo su. Abbiamo incominciato ad elencare i segni di vita e speranza, come la ricchezza che abbiamo nell’interpretare la Bibbia e il mistero divino nelle realtà che ci circonda e che desideriamo trasformare, l’aiuto che ci offrono i laici missionari, gli esempi di sacrificio ed eroismo di molti settori e minoranze sociali, fra i tanti punti.
E’ stato un giorno di molto lavoro e in una certa forma di molte domande e sfide a cui siamo chiamati per dare una risposta concorde alla nostra missione evangelizzatrice. Ma per non rimanere nell’inquietudine siamo stati invitati a celebrare nella speranza l’Eucarestia dove celebriamo di nuovo la vita, questa volta sotto la direzione del P. Joaquin Medina.

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