11 Dicembre

Dic 11, 2018 | Claret con te

«Chi è paziente, soffre, tace o parla con dolcezza, e offre tutto a Dio, a imitazione di Gesù, che soffriva tanto per i suoi discepoli e per la gente; ma chi non ha la virtù si scusa dicendo che non può perdere tempo; e non è così, ma per mancanza di pazienza, perché spesse volte egli stesso perde tempo per cose che alla presenza di Dio valgono moltissimo meno di quello che vale il far soffrire il nostro prossimo»
Lettera ascetica… al presidente di uno dei cori dell’Accademia di San Michele. Barcellona 1862, p. 18

CONSEGNA AGLI ALTRI

Il tempo oggi sembra un bene insufficiente. Siamo tutti occupati, stressati per tutto quello che abbiamo da fare. Alcuni si impegnano al massimo per mantenere la propria famiglia, altri cercano di migliorare il proprio stato di vita; ci sono alcuni che considerano fondamentale la responsabilità nel proprio lavoro, per altri è in gioco la lotta per essere competitivi e per sopravvivere anche se è necessario calpestare gli altri…
Tutti abbiamo esperienza che vi sono cose che non si fanno spontaneamente, né di buon grado; ce ne sono altre, invece, che ci risultano più attraenti, più soddisfacenti. Lasciamo facilmente quello che ci chiede uno sforzo o una rinuncia, anche se è molto importante, e troviamo qualsiasi scusa, o accettiamo un compito assolutamente non gratificante o inutile per giustificarci. «Non ho tempo» è la scusa più frequente per non fare quello che ci viene chiesto. Sappiamo, al contrario, che, quando c’è qualcosa che realmente ci interessa o desideriamo con tutte le nostre forze, troviamo il tempo, le energie, e tutte le risorse che sono necessarie per raggiungerlo.
Quello che ci succede nella vita ordinaria, ci capita anche nella vita cristiana. Facilmente lasciamo per altri momenti -che, in generale, non arrivano mai- o rimandiamo indefinitamente un servizio scomodo al fratello, dedicare un po’ di tempo a pregare, a leggere e a meditare la Parola di Dio o la partecipazione alla messa domenicale. Abbiamo sempre «cose» più importanti da fare.
Nella misura in cui ci ingabbiamo, rifugiandoci in queste scuse («sono già occupato», «sono stanco» o «non ho tempo») ci allontaniamo dalla possibilità di stabilire le nostre vere priorità e di ordinare la nostra vita secondo queste.
Non è più sincero riconoscere che «non ho voglia» o «non mi va»?
Non risulta più efficace per affrontare la realtà?

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